RIVISTA FERRANIA
I PDF digitalizzati di tutti i numeri della rivista Ferrania, magazine su fotografia cinema e arti figurative, pubblicata dal 1947 al 1967.
Ferrania, una rivista del presente
Roberto Mutti
Se nell’Italia del dopoguerra i libri fotografici avevano ancora scarsa diffusione, le riviste si erano, invece, guadagnate uno spazio importante diventando punti di riferimento per un pubblico ampio ed eterogeneo. Il dualismo tipico della società italiana si riverberava nello specifico fotografico vedendo da una parte un numero relativamente esiguo di professionisti poco attenti alle tematiche della dimensione culturale e dall’altra molti fotoamatori fra i quali si trovavano autori di grande consapevolezza del proprio ruolo. Saranno loro ad animare il fervido dibattito che nel Dopoguerra attraversa il mondo fotografico e trova più spazio in testate che si occupano di cultura in senso ampio come Il Politecnico diretta da Elio Vittorini e impaginata da Albe Steiner che nel classico Il Progresso Fotografico fin troppo attento agli aspetti tecnologici. E’ in questo panorama che nel gennaio 1947 nasce in mensile Ferrania: nato dall’acquisizione della rivista Notiziario Fotografico, si propone come espressione di un’azienda che consentiva una grande libertà espressiva e già nel sottotitolo “Rivista mensile di fotografia, cinematografia e arti figurative” indicava un approccio multimediale e una formula originale e indipendente. Lo conferma la composizione di una redazione diretta da Guido Bezzola, cattedratico di letteratura italiana, e Alfredo Ornano fotografo e grande esperto di chimica, da collaboratori del calibro di Giuseppe Turroni, Ugo Casiraghi, Morando Morandini, Folco Quilici, Dino Formaggio solo per citarne qualcuno. Impaginazione e direzione artistica poteva contare su Luigi Veronesi, fotografo e pittore astrattista, che diede alla rivista – come a tutte le pubblicità Ferrania – un’impronta di straordinaria modernità. Pur essendo nata contemporaneamente alla commercializzazione di Ferraniacolor, la prima pellicola a colori prodotta in Europa, Ferrania dedica subito ampio spazio alla fotografia in bianconero (la prima copertina a colori è del 1955 in contemporanea col nuovo sottotitolo “Rivista mensile di fotografia e cinematografia”) pubblicando sia portfoli di grandi autori internazionali come Izis, Boubat, Otto Steinr sia opere di bravi fotoamatori alcuni dei quali come Mario De Biasi, Cesare Colombo, Gianni Berengo Gardin si sarebbero poi imposti come professionisti. Interessante la formula che prevedeva di comperare dagli autori le stampe pubblicate che sarebbero così andate ad arricchire un archivio fotografico oggi custodito e valorizzato dalla Fondazione 3M dopo l’acquisizione della multinazionale statunitense della ditta Ferrania. Vicina all’estetica crociana cara a Giuseppe Cavalli (nel numero di maggio del 1947 Ferrania pubblica il celebre “Manifesto della Bussola”, documento di fondazione del circolo fotografico milanese di cui anche Veronesi faceva parte), la rivista in realtà si apriva a molteplici visioni e osservava il cinema da un punto di vista privilegiato perché Ferrania forniva le pellicole per i più grandi registi italiani da Fellini a Pasolini. Tirata in 3.500 copie nell’invariato formato A4 di 40 pagine, Ferrania ha smesso le pubblicazioni nel 1967 lasciando una importante eredità con cui ancora oggi si fanno i conti.